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Jasmine Paolini e quel bellissimo sorriso che il tennis italiano mostra al mondo

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PARIGI – La bellezza della sorpresa. Dell’inatteso. Che rende tutto ancora più accattivante. Una tennista italiana in finale al Roland Garros: Jasmine Paolini. Chi? Da dove è uscita? Dov’era nascosta?

Queste le prime domande di chi segue il tennis in superficie, senza approfondimenti. Non c’è trucco, non c’è magia: Jasmine Paolini c’è sempre stata. Era lì, intenta a crescere, a cercare la sua fiducia, come persona e come tennista. Il percorso che ora dovrà fare la talentuosa russa Mirra Andreeva, 17 anni, travolta in due set (6-3, 6-1) e in lacrime quando ha capito di aver perso.

La maturità di Paolini è arrivata in questo 2024. Finalista a Parigi, dove Francesca Schiavone ha vinto. Dove Sara Errani, sua compagna di doppio, è stata finalista. Allenata da un uomo, Renzo Furlan, ex collega che una tennista l’ha sposata (chi si ricorda di Nathalie Baudone?) e che quindi conosce bene la specificità del tennis femminile.

Questa impresa sa di felicità. Perché il sorriso di questa ragazza è a tutto tondo. Bellissimo. Una ragazza all’antica, che dice il pane al pane e il vino al vino. Che ha giocato due partite in due giorni. Che domani giocherà la semifinale del doppio. E poi sabato la finale contro Iga Swiatek, mezza connazionale perché polacca. Come si sa (chi lo sa) la mamma di Jasmine è polacca (e il papà è di Bagni di Lucca). Sarà davvero un Poland Garros.

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