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“Il governo dell’antigoverno” di Donald Trump

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In un incontro a Washington, il presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden ha formalmente consegnato le chiavi della Casa Bianca a Donald Trump, che ufficialmente tornerà ad occupare il numero 1600 di Pennsylvania Avenue il 20 gennaio 2025.
La cordialità che ha caratterizzato l’incontro tra i due leader non ha riscontri fuori dal palazzo del potere, dove sono rimasti accesi i toni del dibattito che sta continuando a seguire l’esito delle urne in America.

In particolare, le nomine che sono state annunciate dal tycoon per “i top jobs” dell’amministrazione Trump negli ultimi due giorni hanno suscitato alcune perplessità anche all’interno del partito repubblicano.

“Dalle prime nomine che sono già cospicue è facile trarre delle indicazioni: è chiaro, come era già stato il caso durante il suo primo mandato, che Trump sta facendo le sue scelte non in base a criteri di competenza ma di lealtà”, spiega il giornalista esperto di politica statunitense Giampiero Gramaglia ai microfoni di SBS Italian.

Ascolta l’analisi di Giampiero Gramaglia cliccando “play” in alto

Dopo la conquista del Senato e probabilmente anche della Camera da parte dei Repubblicani, Trump avrà il controllo assoluto del Congresso oltre alla presidenza e alla Corte Suprema.
Un accentramento che giustifica le grida di allarme sulla tenuta della democrazia americana oppure è una conseguenza diretta di questa democrazia?
“Si è arrivati alle elezioni denunciando il rischio per la democrazia che Trump rappresenta… Potere esecutivo e potere legislativo sono nelle mani dello stesso partito, si sarebbe detto una volta, ma adesso dobbiamo dire di una stessa persona”, prosegue Gramaglia.
“Quello che rende la situazione pericolosa per la democrazia è che anche la Corte Suprema, quindi anche il potere giudiziario, è totalmente sbilanciata, con sei giudici dichiaratamente conservatori, e rischia di restarlo nel tempo”, ricorda l’ex direttore dell’agenzia ANSA.
I giudici della Corte sono infatti nominati a vita, cosa che “rende fragile la tutela della democrazia da parte della Corte Suprema per un tempo indefinito.
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