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Animal Kingdom: gli uomini si trasformano in animali (per via di un virus)

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Quando il paranormale entra nella vita quotidiana, gli esseri umani vanno nel panico. Non nel mondo di Thomas Cailley. Per il suo secondo film, **Animal Kingdom **(nelle sale), il regista immagina una società in pieno cambiamento: gli esseri umani si trasformano casualmente in animali. Una pandemia su scala bestiale. «Ho letto la sceneggiatura dopo aver attraversato lo strano periodo di lockdown, ricorda Romain Duris, protagonista del film insieme a Paul Kircher. L’ho visto come una rappresentazione della fase successiva. Uno stato più avanzato del virus».

Rifiutati da coloro che non sono ancora stati colpiti dall’ibridazione, i mutanti vengono relegati al rango di «mostri», «insetti», «creature» e parcheggiati in alcuni centri dedicati all’osservazione medica. Così, quando scompaiono nel nulla, si scatena il panico. La convivenza è difficile e la diffidenza cresce. Al cuore di questa società diventata una giungla di intolleranza e discriminazione, il regista si concentra su una coppia emozionanate: François (Romain Duris) ed Émile (Paul Kircher).

Padre e figlio sono alla ricerca della donna della loro vita, Lana. Moglie del primo e madre del secondo, è stata colpita dalla mutazione ed è fuggita da un convoglio che la stava trasportando in uno dei centri. Nella loro ricerca, François ed Émile si scontrano con i propri limiti, con lo sguardo degli altri e, soprattutto, con le cose della vita che i figli nascondono ai genitori.

Un duo padre-figlio all’altezza della situazione

Con Animal Kingdom, Thomas Cailley avrebbe potuto accontentarsi di realizzare un audace film di fantasia made in France. Un’impresa già di per sé. Invece si spinge oltre e condensa la sua narrazione intorno a questo duo familiare commovente. Per formare questo tandem, ha chiamato una figura chiave del cinema francese, Romain Duris, la cui consueta verve nervosa questa volta si acquieta nel ruolo di un padre indimenticabile, che mette tutte le sue energie nell’amore, la speranza e il futuro del figlio. Accanto a lui, il ventunenne Paul Kircher, che si è fatto notare l’anno scorso in Le Lycéen di Christophe Honoré, brilla per il suo fascino insicuro, l’andatura barcollante e lo sguardo eccentrico, sempre laterale, perfetto per interpretare un adolescente in piena fase di transizione. «Il rapporto tra padre e figlio è il fulcro del film», spiega. «Ci siamo concentrati sulla dimensione intima della storia. La dimensione fantastica è al servizio dell’emozione pura». La forza di Animal Kingdom sta proprio in questo: un contesto straordinario e l’attenzione per un tandem famigliare che si scontra con la vita».

Romain Duris interpreta un padre sempre sul chi vive, attento. Protettivo, soprattutto, disposto a tutto per proteggere il figlio dall’intolleranza e dai suoi pericoli. Da padre ordinario, si trasforma in eroe. «Fa il percorso previsto per diventare padre, ma in Animal Kingdom tutto è decuplicato dagli eventi fantastici», osserva l’attore. «François vede suo figlio trasformarsi in un uomo, così come vede le persone intorno a lui trasformarsi in animali».

Creature inquietanti

Sullo schermo, anche i «mostri» disturbano lo spettatore. Un uomo-polpo crea scompiglio tra gli scaffali di un supermercato. Un uomo-rapace cerca di imparare a volare. Romain Duris affronta un gigantesco tricheco di due metri e mezzo. Grazie alla cura degli effetti speciali, delle protesi e del trucco, questi ibridi risultano di una bellezza ipnotica. Vale la pena sottolineare che non hanno alcuna somiglianza con il meraviglioso bestiario dei film fantasy tradizionali. L’aspetto realistico delle pellicce, delle piume, delle squame e degli arti deformati o atrofizzati è rafforzato dalla precisione delle grida e dei movimenti eseguiti dagli attori, come Tom Mercier, il cui linguaggio da uccello è tanto spaventoso quanto commovente.

Per quanto riguarda i mutanti, Romain Duris e Paul Kircher hanno avuto alcuni modelli. Duris ha citato il film svedese sui vampiri Morse, diretto da Tomas Alfredson, mentre Kircher ha evocato La mosca di David Cronenberg. Da parte sua, Thomas Cailley ha dato ai suoi attori i titoli di film che esplorano i legami familiari fino all’estremo: «Mi ha consigliato di vedere À bout de course, La Balade sauvage e Requiem pour un massage», confida Émile. «Non ho lasciato che la dimensione di “film di genere” pesasse troppo nella mia interpretazione», dice Romain Duris. «Volevo concentrarmi su una partitura di sentimenti crudi».

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